"19-01-2013 New Orleans
Carissima Kira,
ti scrivo nella speranza di ricevere una risposta affermativa a quanto sto per proporti.
Da un anno e mezzo vivo a New Orleans, proseguire la mia carriera lo richiedeva e, anche se ci ho messo un po' di tempo, ormai sono riuscita ad ambientarmi quasi del tutto. Ricordo ancora il mio arrivo in questa città così strana, piena di gente strana, di usanze particolari ed insolite almeno quanto i luoghi che la rendono quel che è; ricordo anche il primo carnevale passato qui, nulla a che vedere con quello di Glasgow, proprio tutt'altra cosa.
Ora, in nome della vecchia amicizia che ci lega, ti invito di cuore a passare il carnevale qui con me, quest'anno, ti assicuro che ne vale la pena
Ovviamente sarai mia ospite e provvederò personalmente ad ogni tuo bisogno. Porta con te anche la tua Arina, se vi fa piacere, anche lei sarà a benvenuta. Allora, affare fatto? Su, non potete perdervi il Mardi Gras per nessun motivo al mondo! Fammi sapere il prima possibile, non accetto "no"
A presto
Skarlett xxx"
Kira aveva letto quella mail tante di quelle volte da averla imparata a memoria, eppure continuava a sembrarle un sogno. Skarlett, la sua Skarlett, l'unica ex collega in grado di comportarsi come una ragazza semplice, "normale", e non come una di quelle bambinette sempre pronte ad essere immortalate in pose per niente naturali. Quella Skarlett che stava per morire di overdose e che le aveva detto "vai via da questo posto, ti farai del male", e le aveva dato ascolto, perché lei sapeva, lei
capiva.
Aveva letto la mail anche ad Arina, tutta d'un fiato, e la risposta della sua ragazza aveva cancellato buona parte del suo entusiasmo.
- Sai che il lavoro me lo impedisce, non posso più chiedere permessi, rischio il licenziamento -, la voce lievemente strozzata dall'ansia di lasciarla partire da sola.
Kira aveva tentato di convincerla più volte, ma niente da fare, la decisione non sarebbe cambiata per nessun motivo. Nonostante ciò, la voglia di vedere una città mai visitata prima e di riabbracciare Skarlett era troppo forte, così aveva scritto un semplicissimo sms in risposta, un "sì" che diceva tutto e niente ma che le aveva permesso di ricevere, nel giro di un quarto d'ora, il codice dei biglietti per il volo. Quella tipa aveva proprio pensato a tutto!
Nell'arco di due ore aveva preparato i bagagli, due valigie piene dei vestiti che avrebbe indossato nelle prossime due settimane.
L'indomani mattina era già in aeroporto. Check-in, aereo, più di qualche oretta di viaggio ed una Skarlett raggiante ad aspettarla à la Nouvelle Orleans.
I giorni passavano, Arina cercava di non far pesare su Kira la mancanza che sentiva di lei, ma a volte risultava inevitabile.
Erano trascorsi solo cinque giorni, ma la città le parlava già, si piegava e si stendeva chiaramente davanti ai suoi occhi, l'affascinava. Tutta New Orleans era splendore e macabro mistero, ma nulla aveva stregato Kira come Rue Royale, con i piccoli negozi dalle vetrine luccicanti, i café raffinati, gli ampi marciapiedi che ospitavano la folla, quella miriade di persone alla quale amava mescolarsi per sorbirne emozioni ed espressioni: era come respirare la vita stessa.
La mattina del sesto giorno, quella splendida strada l'aveva attirata ancora coi suoi profumi di colazione calda, gli odori della tipica casa accogliente. Si era vestita così di fretta che mentre camminava non riusciva a ricordare gli abiti che aveva indossato. Ma che importava, con quella splendida giornata gonfia di suoni e risate?
New Orleans, dove tutti sembrano felici, aveva pensato sorridendo.
Il primo bar sul suo cammino l'aveva catturata. "Les fleurs du mal", si chiamava, e quel nome faceva tanto café letterario da tipico scrittore dall'animo in tempesta. Devota a questo tipo di cose, spinse la porta ed un calore accogliente l'avvolse piacevolmente, spingendola fino al primo tavolino libero coperto da una fine tovaglia in seta color panna. Si sedette su una delle due sedie, ferro battuto, lavorato a regola d'arte, ed attese l'arrivo del cameriere, mentre con la mente correva già al profumino invitante di cornetti appena sfornati.
Un ping... no. Un cameriere fu da lei in pochi minuti, giusto il tempo di sfoderare il dispositivo elettronico dalla tasca della divisa impeccabile. L'uomo, sicuramente sulla quarantina, alto e dai capelli brizzolati, volto dai lineamenti fini, non tardò ad esibire un accento fortemente americano che Kira non poté fare a meno di notare.
- Cosa le porto, madame? - Dio solo sapeva quanto Kira adorasse quel modo di fare così educato e disponibile, seppure formale.
- Gradirei un <i>croissant alla crema chantilly e del succo d'arancia -, la richiesta precisa esibita con un sorriso delicato.
- Subito, madame - e si congedò.
Nonostante Kira apprezzasse quel posto, la Scozia le mancava un po', sperava dannatamente in un incontro con qualcuno che parlasse quell'inglese così strano ed inusuale, benché fosse molto difficile trovare proprio uno scozzese a New Orleans, in un café dell Rue Royale...
quel café della Rue Royale. Eppure non le sarebbe affatto dispiaciuto, ora che si sentiva un po' sola e si stava addirittura pentendo di essere uscita da sola, lasciando che Skarlett continuasse a dormire senza nemmeno provare a svegliarla, golosa di assaporare il gusto di quella nuova città.