A picture, ma'am?

Per Ju C:

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  1. lovewithcancer-
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      Aaron Williamson   |   click.  
    2rrnd78

    Quello dell'artista può essere un mestiere difficile; malvisto, sottopagato, precariamente precario, sotto ogni punto di vista - perché se sei in un periodo in cui l'ispirazione scarseggia, allora i conti devi farli per bene con l'avido uomo d'affari che ti ha commissionato un lavoro e ti sta con quel suo putrido fiato sul collo, facendoti ogni pressione possibile. Così di certo non si stimola l'arte. Aaron conosce bene questi discorsi; dopotutto, capita anche a lui di avere il "blocco dell'artista" (mica ce l'ha solo lo scrittore, che credete), così come succede a tutti, è umano.
    Chissà, magari è proprio per cercare un po' di ispirazione che, quella mattina, il giovane si era appostato al parco principale della propria città, bene imbacuccato grazie al cappello nero di lana accompagnato dalla sciarpa e dal cappotto, grigio, che coprivano la maglia nera in cotone ed i normalissimi jeans che indossava, risparmiandogli un freddo cane. Peccato che non potesse indossare i guanti: in quel freddo mezzogiorno di metà dicembre le dita iniziavano ad arrossarglisi, però non aveva scelta; Aaron si trovava lì per disegnare, era munito di tanti fogli ruvidi A4, belli grandi, e tanto carboncino, si offriva di fare ritratti o caricature alla gente. Fino a quel momento non gli era andata molto male, aveva venduto qualche pezzo, e fra una pausa e l'altra ritraeva lo splendido paesaggio del parco, immerso fra alberi morenti e rossicce foglie secche, che ben presto sarebbero marcite e sommerse dalla neve.
    Seduto sullo sgabellino che aveva portato con sé, Aaron poggiò per un momento i fogli sulla tracolla, lasciata per terra accanto alla sedia, e portò le mani a coppa vicino alle labbra, soffiandovi contro dell'alito caldo, per poi strofinarle subito dopo, sperando di poterle scaldare. I lunghi capelli scuri fuoriuscivano dal cappello, agitandosi appena alla lieve brezza che tirava, mentre le guance iniziavano ad arrossarsi per il freddo; gli occhi, tanto scuri da sembrare neri, restavano comunque brillanti e vigili. Aaron iniziava a sentire un certo languorino: probabilmente sarebbe stato lì seduto ancora una mezz'oretta, massimo tre quarti d'ora, e poi avrebbe cercato un café in cui prendere qualcosa di caldo.

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    «Il compito attuale dell'arte è di introdurre caos nell'ordine»
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  2. • July«
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      Johanna Davies   |   Dress  
    tumblr_mc2s7aitgN1qzfwclo1_500

    Se il buongiorno si vede dal mattino, beh, allora decisamente la mia si prospettava una giornata di merda. Ma si, la classica giornata in cui ogni cosa che fai succede un casino, sembra che tutta la sfiga del mondo si sia riversata su di te e tu non vorresti far altro che startene in casa sotto alle coperte aspettando che passi tutto. Guardai il calendario per sicurezza, almeno non era venerdì 17 oggi, se no sarei rimasta davvero chiusa in casa. La bellezza di aver lavorato al pub fino alle quattro del mattino, essere finalmente andata a dormire alle quattro e mezza, ed essere svegliata allo splendido orario delle otto e un quarto del mattino perché la mia vicina di casa doveva uscire e aveva bisogno che qualcuno badasse ai suoi due figli gemelli di cinque anni. Insomma le avevo già fatto più volte questo favore senza problemi visto che ormai ci conoscevamo da tre anni, da quando io venni ad abitare a Glasgow. Ma chiedermelo alle due del pomeriggio è diverso dalle otto e quindici del mattino, maledizione!
    Va be, tralasciamo la mega sfiga della giornata appena iniziata e passiamo oltre.
    Interrotto il mio sonno ormai non potevo più farci molto, così quando Stephanie, la vicina, tornò, decisi di farmi una doccia rilassante, di quelle interminabili e lunghe un infinità di tempo, con tutte le cure per il corpo possibili più o meno come le mie LOL.
    Ma! Naturalmente se non mi succede qualcosa di sfigato oggi nessuno è contento, quindi il tubo dell'acqua calda decise di rompersi, sicuramente per fare un dispetto a me. Doppia maledizione. Mi feci quindi una doccia gelida in cinque minuti e cos'altro fare poi? Erano solo le undici e trenta del mattino, di una bellissima mattinata in cui avrei potuto dormire fino alle dodici almeno.
    Decisi di andare a fare una passeggiata per rilassarmi, visto che il "piano doccia" era fallito miseramente - maledetto tubo - .
    Indossai i primi vestiti che trovai nell'armadio, non avevo neanche voglia di vestirmi tutta abbinata come mio solito. Presi dei comodi pantaloni in pelle neri, una canotta bianca ed un maglione beige con dei ricami bianchi. Infilai i miei Ugg leopardati e con la borsetta tutta pelosa - la amo - uscii di casa per prendere una boccata d'aria diretta verso il parco. Era la zona migliore di Glasgow dopo le vie piene di negozi. Logico, essendo donna amo lo shopping, ma anche le passeggiate salutari mi piacciono.
    Camminavo tranquillamente tra gli alberi ormai completamente spogli e le foglie rossastre cadute a terra. Odio l'autunno. La stagione che detesto di più insieme all'inverno. Io sono una ragazza che è nata per il caldo, nonostante il mio compleanno sia a fine novembre. Non sono fatta per il freddo, io sono calda come l'estate.
    Il parco stranamente era gremito di gente nonostante fosse già mezzogiorno. C'erano bambini che si rincorrevano, ragazzi in skateboard, vecchiette sedute sulle panchine con dei tocchi di pane, intente a dare da mangiare a quei pochi piccioni che uscivano dai loro nidi sfidando il freddo per un po' di cibo gratuito, ed un disegnatore seduto sul suo sgabello, probabilmente anche lui, come i piccioni, stava sfidando il freddo per guadagnare qualche soldo.



    «So do i remind you of someone you never met, a lonely silhouette»
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1 replies since 9/12/2012, 19:58   83 views
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