polvere d'angelo

Finii di mettermi il mascara, fissai per qualche secondo i miei occhi nello specchio di fronte a me, nel piccolo bagno del mio appartamento. Sembrava che le occhiaie del giorno prima non fossero troppo evidenti, cosa che mi rendeva soddisfatta della mia abilità di truccatrice. Continuai a fissare quegli occhi azzurri, parevano così distanti, come se non fossi io, quella nello specchio. Sospirai e uscii dal bagno, gettai un'occhiata all'orologio, erano le sei e mezza del pomeriggio, fuori era ormai buio e ciò significava che era ora di uscire. Sarei andata nei soliti posti, dove sapevo avrei trovato la mia compagnia, e la sera sarebbe passata come tutte, troppe altre, a fumare, bere, e magari altro, più sul tardi.
La giornata a scuola non era stata esattamente delle migliori, il sorvegliante ci aveva beccati a farci una canna in giardino durante le lezioni, e mie ero presa una bella nota. L'unica cosa che speravo era che mia madre non ne fosse venuta al corrente, fino a quel momento non avevo ricevuto chiamate minacciose e perciò non c'era ancora nulla di cui preoccuparsi.
Mi infiai il piumino sopra la felpa, un corto bomberino nero che lasciava in vista le mie lunghe gambe scoperte sotto un paio di pantaloncini blu scuro. Infilai in fretta un paio di tacchi e afferrai la borsa, mentre uscivo iniziai a frugare nervosamente finchè non trovai il tabacco. Chiusi la porta e mi trovai direttamente in strada, dove il freddo mi pungeva piacevolmente le gambe. Rollai in fretta il drum, leccai la cartina e la chiusi, mentre iniziavo a camminare a passi svelti lo accessi e tirai forte, lasciando uscire il fumo denso dalle mie labbra. Strinsi il drum tra le labbra e mi tirai il cappuccio sulla testa. Guardavo per terra, tirando dal mio drum, ormai conoscevo le strade a memoria, non c'era bisogno di controllare dove andassi. Il cielo diventava sempre più nero quando il mio telefono squillò. Risposi e.... dio mio. Era mia madre, non riuscivo nemmeno a capire cosa stesse dicendo, tanto urlava. Riuscivo a capire solo qualche parole tipo "di nuovo", "brutta compagnia", "devi smettere", "pensavo fossi cambiata". Oh Fanculo. Dissi, abbassando il telefono lasciando la chiamata aperta. Potevo sentire mia madre urlare mentre tenevo il telefono sul fianco. Continuai a camminare svelta quando presi contro qualcosa, o meglio qualcuno. Scivolai sulle lisce piastrelle delle strade di Glasgow cadendo. Caz*o! imprecai, presi in mano il telefono, ora senza vita. Fanculo, tanto meglio. Conclusi tra me e me, poi alzai lo sguardo per guardare su cosa avessi preso contro, e vidi la figura di un ragazzo, in controluce.

Evyenne Duval - 18 Anni

Hopeless

Il ragazzo spinse via un uomo, probabilmente un pappone, dalle sue parole dedussi che probabilemente le sue intenzioni non erano delle migliori. Ero abituata a passare per quella zona, molti dei miei amici ci abitavano, ci andavamo aprendere la roba ed era una tappa praticamente obbligatoria per raggiungere la zona dei locali, dove ero diretta, ma comunque anche io sapevo bene che dovevo procedere a passi lunghi e ben distesi, possibilmente non da sola.
Osservai la scena che accadde piuttosto rapidamente, con faccia un po' accigliata, davvero quel ragazzo era così di buon cuore da difendermi senza un perchè? Anche se neppure mi conosceva?
Le mie domande si spensero quando mi porse una mano con aria di sufficienza. Insomma mica glie lo avevo chiesto, che aveva da fare lo scocciato?! Afferrai il cellulare senza vita con la mano sinistra, mentre con la destra afferrai la mano del ragazzo, magra e ossuta. Mi tirai in piedi, infilando il telefono nella tasca dei pantaloncini e ripulendomi in fretta le lunghe gambe bianche. Non avevo la faccia di una che si prepara per battere... oh grazie! Pensai tra me e me sarcastica. Che poi, che cazzo di faccia avevano quelle che si preparavano per battere?! Osservai meglio il ragazzo, ora che ero in piedi e potevo vederlo decisamente meglio che da sdraiata sull'asfalto freddo. Era giovane, sulla ventina, un viso pulito che certamente era solo apparenza, e due occhi profondi e scuri come due pozzi. Mi fecero rabbrividire. Improvvisamente mi ricordai di averlo già visto, era uno degli spacciatori della zona e una volta ero andata da lui con una compagnia di amici, ma non ci avevo parlato personalmente. No, in realtà stavo solo passando di qui. Gli risposi. Tirai nuovamente fuori dalla borsa il tabacco e in men che non si dica mi rollai un altro drum, giacchè il precedente giaceva inerme sull'asfalto umido. Lo accesi e ripresi soddisfatta a fumare. Comunque grazie. Dissi infine, quasi scocciata di doverlo dire. Intendiamoci non è che il ragazzo mi stesse sui maroni ma non mi era passato inosservato il suo sguardo al cielo. Bhè insomma che cosa spinge uno spacciatore ad un gesto di galanteria verso una indifesa ragazzina? dissi sarcastica, alzando un sopracciglio con un sorrisetto furbo.

Evyenne Duval - 18 Anni

Hopeless

Sorrisi alla sua frase. Già, e se fossi passata dalla padella alla brace? D'altronde chi mi assicurava che quel ragazzo avesse dopotutto buone intenzioni? Bhè, poco importava, per le zone in cui giravo avevo imparato a difendermi, almeno quanto basta. E qualcosa mi diceva che non c'era molto di cui aver paura in quegli occhi nocciola scuro e quel viso imbronciato. E lo sono? Sono nella brace? dissi sussurrando suadente, sfidando con i miei occhi azzurri quello sguardo duro e penetrante. Si avvicinò a me, sentivo il suo respiro sul mio viso, un leggero soffio. Con le dita affusolate prese il mio drum dalle labbra carnose e rosse e lo sostituì con la sua canna, cosa che mi rendeva quanto mai felice. La presi con le dita e tirai forte, sei ore di astinenza erano decisamente troppe e quell'aperitivo della serata era più che apprezzato. Il fumo denso e l'odore intenso mi confermavano che era roba buona, non quella che eravamo soliti fumare nel mio gruppo di squattrinati, dove persino sulla cara Maria si andava a risparmio. Sorrisi quando disse che il mio drum era chiuso bene, e ci credo, con tutti quelli che avevo chiuso. Tirò fuori dalla tasca sinistra un coltello, alzai un sopracciglio. E ora che vorresti fare? Squoiarmi per riprenderti la tua canna?! Dissi con voce bassa, un mezzo sorrisetto sulle mie labbra prima di fare un altro tiro di quel fumo denso. Non so perchè parlassi sempre a voce bassa, o sussurrando. Era un'abitudine ormai piuttosto radicata in me, trovavo la voce più suadente, in quei sussurri, e poi di solito non ero una che parlava molto.

Evyenne Duval - 18 Anni

Hopeless

Sorrisi divertita al suo "forse", più che mai sicura in quel momento che non mi avrebbe torto nemmeno un singolo capello. Osservai il ragazzo, attentamente, aveva un fisico alto, asciutto ed era magro, fin troppo magro, probabilmente si faceva più di quanto non mangiasse, ma d'altronde la cosa n'è mi stupiva n'è mi preoccupava, e io nemmeno ero diversa, con il mio corpicino esile e filiforme. I capelli castano chiaro, scompigliati.... Mi chiesi come fosse finitò lì, in una delle maggiori piazze di spaccio della Scozia, con una discreta clientela, a soli venti anni, o forse qualcuno di più. Qual'era la storia che si nascondeva dietro quel viso da finto bravo ragazzo?
Il ragazzo mi tirò a lui, chiudendomi contro un muro. Sentii il freddo e umido cemento di quel muro contro le gambe, il suo corpo contro il mio e la sua fronte sulla mia. Ascoltai in silenzio quello che diceva, mentre i nostri sguardi si attorcigliavano. Quegli occhi mi sembravano sempre più profondi più a lungo li osservavo ed era difficile sopportare quello sguardo penetrante. Sorrisi, la situazione si faceva alquanto interessante, l'idea di raccimolare un po' di ottima erba mi solleticava e nemmeno poco. Chissà cosa mi spingeva a non fuggire, spingere via il ragazzo ed andarmene, come d'altronde avrebbe reagito qualsiasi ragazza che si fosse vista sbattersi al muro da uno spacciatore in una delle peggiori zone di Glasgow. Ma io non ero una ragazza come le altre, mi piaceva quel sottile brivido del rischio. Sfiorai con le dita il collo del ragazzo, piano, delicatamente. Mi aspetto una buona ricompensa sussurrai vicino alle sue labbra, sorridendo, poi feci scivolare la mano sul suo petto spingendolo via. Scivolai lontano dal suo corpo, tirai un'altra volta dalla canna, scoprendo con desolazione che era l'ultimo. La gettai e mi avviai verso i due grossi uomini di colore, i miei tacchi risuonavano sullo scuro asfalto. Passai davanti a loro ancheggiando, sorridendo tra me e me sentendo i loro commenti, no, non avrei fatto la gatta morta, li avrei distratti in un modo più divertente. Che c'è non avete mai visto una ragazza?! dissi loro alzando un sopracciglio, con la classica aria da figa di legno. Mi tolsi in fretta i tacchi prima di iniziare a correre, inseguita dai due omaccioni. inutile dire che per la loro mole non erano particolarmente agili, ragion per cui li distanziai velocemente, girai per uno strettissimo vicolo schiacciandomi contro la parete, nel buio. Quelli superarono il vicolo senza vedermi, tirai un sospiro di sollievo, aspettando che il ragazzo finisse il suo lavoretto, mi rinfilai i tacchi.

Evyenne Duval - 18 Anni

Hopeless

Finalmente mi ripresi dal fiato corto, mentre me ne stavo lì schiacciata contro il muro freddo del vicoletto in cui mi ero nascosta. Faceva sempre più buio, dovevano essere forse le sette e probabilmente i miei amici si stavano chiedendo dove accidenti fossi finita e perchè fossi in ritardo al nostro appuntamento. Ma, probabilmente, quella sera avrebbero fatto a meno di me, e se ne sarebbero fatti una ragione dato che il mio cellulare era morto in conseguenza alla caduta dopo lo scontro con il ragazzo, perciò non mi potevano nemmeno contattare. Sperai non si preoccupassero troppo ma, d'altronde, lì dentro nessuno aveva dei programmi fissi e nemmeno una vita tranquilla, avrebbero supposto qualche episodio strano come quello.
Il ragazzo non faticò a trovarmi, evidentemente era più sveglio dei due scimmioni che con ogni probabilità si erano stancati di correre ed avevano optato per riposarsi in qualche bar, dato che non li avevo visti tornare. Sorrisi al suo riferimenti ad Eva Kant. Grazie, Diabolik. Il disinteresse per la mia incolumità sembra aiutarmi. Dissi sempre con il sorriso sulle labbra. Mi staccai dal muro e uscii dal vicoletto colpita dalla luce giallastra di un lampione. La scenetta del quartiere era piuttosto vivace a quell'ora, vi erano diverse prostitute con le corrispondenti macchine che giravano avanti e indietro senza sosta per le due corsie. Nei pressi del camioncino, che potevo intravedere in lontananza alla fine della lunga strada, sembrava esserci un certo trambusto. Un paio di macchine erano arrivate e diversi uomini discutevano vivacemente, gesticolando nella direzione in cui io e il ragazzo eravamo fuggiti.
Meglio svignarcela. Conclusi rivolgendomi al ragazzo.

Evyenne Duval - 18 Anni

Hopeless