Ops! I’m a Genius!

la mia prima e vecchissima fan fiction XD

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    3,068
    Reputation
    +1

    Status
    Anonymous
    Una fan fiction che aspira a diventare un romanzo, ma che alla fine non credo diventerà più che uno scritto non finito nel mio pc XD

    Ops! I’m a Genius!



    Capitolo 1 Incontro parte 1

    Nella stazione della metropolitana, seduta su una panchina, Mia aspettava il suo treno.
    Tamburellava velocemente il piede come se quello potesse far sbrigare il treno, stava leggendo un libro che reputava molto interessante, ma che non riusciva a farla appassionare.
    Il suo volto dai tratti fanciulleschi aveva assunto un'espressione concentrata e corrucciata tipica delle persone che sanno cosa vogliono dalla vita, ma lei non era così.
    Eppure era a tanto così dal traguardo: si stava laureando in medicina e sua madre aveva un'azienda agricola ben avviata, se solo avesse scelto la via più semplice non si sarebbe trovata in questo enorme baratro di noia.
    Era stufa di stare da sola, se glielo si chiedeva svicolava con una risposta comunque insoddisfacente oppure cominciava a fare la strafottente con frasi come "Io non ho bisogno degli altri, sto bene sola".
    Anche se non voleva ammetterlo, si sentiva sola e vedersi scartare da tutti i suoi coetanei fin dalla più tenera età per via di un grande pregio non l'aveva aiutata.
    Infatti Mia portava nel suo cervello una grande pietra grezza che, lentamente, si è impreziosita come una particella di carbonio cristallizzata diventata ormai un diamante.
    Per questa sua grande intelligenza è sempre rimasta sola e isolata dalla società, da adolescente aveva sofferto molto: non riusciva a socializzare con le persone che sapevano del suo dono perché o la invidiavano o la consideravano una specie di mostro, da molti anni ormai aveva imparato a creare attorno a se una specie di corazza di strafottenza e spavalderia per mostrare al mondo la sua forza e nascondere la tristezza che prova ancora oggi nella non essere accettata.
    Col tempo si era rassegnata a considerare il suo dono come un demone, una sciagura che la allontanava dalle persone senza rendersi conto che in realtà a isolarla era la sua corazza.
    Grazie alla sua apparente incapacità di socializzare divenne intrattabile e cominciò a odiare tutti quelli che non la capivano, dicendo che rimaneva sola per sua spontanea volontà perché in un modo o nell'altro nessuno risultava adatto a lei.
    Era una brutta cosa per una ragazza come lei che viveva tra facoltà e lavoro, infatti, come se non bastasse, doveva lavorare part time cinque giorni a settimana in un supermercato a fare la cassiera sottopagata e sfruttata.
    Odiava il suo lavoro e tutte le volte che era costretta ad andarci, per mantenersi perché la casa l'aveva comprata papà, non faceva altro che reprimere il suo disgusto e le sue osservazioni abbassando la testa per eseguire le solite operazioni: passa i prodotti, comunica il prezzo, dai il resto cosa che non le si addiceva assolutamente.
    Mia era abituata a considerarsi "una persona che non abbassa mai la testa", odia fare qualsiasi cosa sotto costrizione e molte volte si è quasi lasciata andare all'impulsività sognando di schiaffeggiare il capo e risvegliandosi pericolosamente vicina a lui.
    Questo suo aspetto si ripercuote anche sulle sue idee: non per altro si fece tatuare il ritornello di "Anarchy in the UK" dei Sex Pistols sulla schiena (sì dai che vi ricordate! Quello che fa "Cause I wanna be Anarchy!" cantato a squarciagola da Johnny Rotten), non ha peli sulla lingua: quello che ti deve dire te lo dice e non è mai abbastanza diplomatica.
    Fisicamente Mia si considerava una ragazza normale: troppo magra come diceva la nonna e abbastanza alta, la sua carnagione era lattea tipica di chi nasce con i capelli rossi costellata di lentiggini.
    Una chioma di fuoco arruffato le incorniciava il viso spesso imbronciato dai lineamenti morbidi, i suoi occhi erano del colore dell'oceano dal taglio lungo e leggermente a mandola sempre concentrati in un'espressione pensierosa.

    Era un'ora che aspettavo quella maledettissima metro, come sempre in estremo ritardo, odiavo la città: mi ero sempre considerata una ragazza di campagna, di quelle che riuscivano a correre a perdifiato sotto quei lunghissimi viali alberati per arrivare sulla cima della collina a vedere il tramonto.
    Mi mancava casa mia, ma solo a pensare di poter rivedere mia madre un brivido di orrore mi saliva per la schiena; mi sorprendevo spesso a pensare a quanto sarebbe stato bello leggere poesie sdraiata in mezzo ad un prato costellato di papaveri rossi, ma la prospettiva di rivedere il suo viso rosso dalla rabbia...
    Sospirai impercettibilmente e la metro arrivò producendo un suono assordante, mi coprii le orecchie, salii eppure non mi aggrappai alle maniglie di ferro di fianco a me e la metro partì sbalzandomi in avanti.
    In un secondo capii che probabilmente sarei caduta a terra collezionando l'ennesima figura di merda. Stavo già per imprecare quando mi accorsi di essere caduta su qualcos'altro di molto, ma molto più attraente del pannello truciolato verde chiaro di quel veicolo pubblico.
    Sentii un paio di mani gelide trattenere il mio corpo saldo al terreno per le spalle; "Che strano" pensai e alzai lo sguardo verso il mio salvatore: rimasi letteralmente senza fiato.
    La prima cosa che visualizzai furono i suoi occhi nerissimi, due pozzi di tenebra profonda.
    Erano così magnetici che avevo come la sensazione che se li avessi fissati per troppo tempo mi avrebbero risucchiato, diciamo che era uno di quegli sguardi che non facevano fatica a metterti in soggezione, ma il suo sembrava mi trapassasse da parte a parte.
    Il suo volto sembrava scolpito nell'avorio: provai uno strano bisogno di toccarlo, di costatare se la sua pelle era così morbida e liscia come sembrava, eppure il suo volto non era affatto dolce.
    Anzi era completamente apatico, lo sguardo era impenetrabile e i suoi lineamenti affilati non facevano altro che aumentare la sensazione di austerità e di regalità in un certo senso.
    Sembrava un principe tutto d'un pezzo abituato alle rigide norme di contegno e di controllato rigore. Era molto alto e la sua presa era ferrea nonostante non sembrasse particolarmente muscoloso, aveva una chioma di capelli corvini lunghi fino alle spalle mossi e un po' arricciati che mi sembravano velluto.
    Indossava una giacca di pelle leggera come quelle dei motociclisti sopra a una leggera t-shirt nera non molto attillata, ma abbastanza da mostrare il suo fisico asciutto, dei jeans slavati e logori in alcune parti e degli stivali neri.
    Nel complesso la sua figura era splendida, non sapevo come spiegarmelo, non avevo mai ammirato tanto un ragazzo nella mia vita, nonostante tutto di lui mi dicesse di stargli alla larga.
    Era come una specie d’istinto, nonostante non avesse niente di particolare o inquietante; il panico cominciò a impossessarsi di me, ma cercai di domarlo.
    "Cavolo!" pensai di nuovo, il mio viso doveva essere sconvolto; probabilmente lo notò e così, in quel volto perfetto, comparve un mezzo sorriso canzonatorio.
    Non appena mi lasciò cercai di ricompormi come meglio potevo e indietreggiai di qualche passo per non rimanere completamente stordita e rischiare di balbettare.
    -Stai attenta a non ammazzarti-
    Mi disse, aveva una voce bellissima, calda e suadente; dovevo assolutamente dire qualcosa altrimenti avrei fatto la figura della scema.
    "Diavolo, tu sei una scema e scommetto che anche lui se n'è accorto!" pensai, ma poi scacciai il pensiero: ero troppo intelligente per sembrare scema.
    -Non si preoccupi! Mi dispiace, sua maestà, se l'ho per sbaglio urtata, le assicuro che non è stato intenzionale-
    Dissi; non ero arrabbiata con lui, ma con me stessa e con quella che in quel momento mi era sembrata "una risposta tagliente", non feci altro che confermare l'idea che probabilmente si era fatto di me, ossia di una scema.
    -Stai calma, mi bastava un semplice grazie-
    Mi morsi la lingua, volevo solo sbattere la testa al muro; "ma perché t’interessa tanto cosa pensa quel ragazzo di te?" mi rimproverai, ma non riuscii a trattenermi.
    -Scusa, comunque grazie-
    Dissi e subito dopo abbassai la testa fissando le mie scarpe; lui si voltò verso di me e mi squadrò. Solo allora mi ricordai di quello che indossavo: una felpa oversize tutta sgualcita che avrà avuto dieci anni, un paio di insignificanti jeans skinny neri e un paio di all star.
    Dovevo essere il ritratto della banalità, ma cosa pretendeva, in fondo ero appena tornata dal lavoro!
    No, lui non pretendeva niente, non sembrava essersene nemmeno accorto.
    Non disse niente e si avvicinò, forse troppo dato che dovetti fare un altro passo indietro.
    A quel punto mi prese una mano e una scarica elettrica percorse il mio corpo partendo dalla schiena, tanto che il mio cuore cominciò a volare nel petto.
    Non sembrava una cosa normale, insomma avevo già avuto modo di toccare un ragazzo, ma non mi era mai successa una cosa del genere tanto che l’accaduto mi lasciò un po’ stordita.
    "Cazzo, calmati Mia!" pensai, ma poi lui riuscì ad aprire il pugno della mia mano e l'appoggiò al palo che c'era di fianco a me.
    -E' meglio se ti tieni-
    Disse e a quel punto la metro inchiodò facendomi inclinare di nuovo in avanti verso di lui così dovetti aggrapparmi più forte al palo.
    La frenata non aveva avuto effetto su di lui: rimaneva inchiodato al terreno come se fosse un albero, senza tenersi e nemmeno inclinarsi.
    Alzai lo sguardo e rividi il mezzo sorriso canzonatorio, così assottigliai lo sguardo fulminandolo e lui per tutta risposta si mise a ridere.
    A quel punto si girò per poi allontanarsi ancora ridendo, così guardai anche il suo "lato B" e costatai che anche quello era bello quanto la sua intera figura.
    Osservai la sua andatura, aveva un ché di ipnotico perché sapevo che stava camminando, ma era come se non si muovesse affatto!
    Forse avevo le allucinazioni, infatti sospirai involontariamente e mi arrabbiai ancora di più con me stessa.
    -chi sei?-
    Gli chiesi e lui si voltò ancora una volta verso di me.
    -Lucio-
    Disse e se ne andò uscendo dalla metro, rimasi lì sbigottita come una cretina a guardare nella direzione in cui se n'era andato.
    Restai ferma impalata per un po', la mia mente era sconvolta da quegli occhi così magnetici e profondi come due pozzi scuri.
    “Sei una cretina" mi ripetei mentalmente; non capivo perché quel ragazzo mi facesse quell'effetto.
    Sbuffai, ma alla fine mi consolai con la certezza che sicuramente non l'avrei più incontrato e che mi sarei risparmiata ulteriori figure di merda.


    Se volete continuare a leggerla va avanti qui
     
    Top
    .
  2. .I'm.in.love.with.her.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ooooh, è carino! ** Beata te che riesci a costruire una storia tutta sa sola :( Complimenti, non è semplice (:
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    3,068
    Reputation
    +1

    Status
    Anonymous
    dici? a me vengono molto più semplici le storie originali, non mi piacciono tanto le fanfiction vere, quelle con un fandom preciso perchè ho sempre parura di andare troppo OOC e forse anche perchè i personaggi già fatti a volte mi stanno troppo stretti XD

    comunque grazie per i complimenti!
     
    Top
    .
  4. .I'm.in.love.with.her.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Creare una storia di tutto punto non deve essere facile... olmeno, io non ne sarei capace XD
     
    Top
    .
3 replies since 26/11/2011, 23:20   62 views
  Share  
.